In qualità di Maestro di Nippon Kenpo, ho deciso di adottare il termine Ju-jitsu, poiché è da questa disciplina che è derivato il moderno metodo di combattimento denominato Nippon Kenpo. Inoltre, nei primi cinque anni del mio percorso marziale, ho praticato una forma di Ju-jitsu impropriamente chiamata "Kenpo".
Mentre la scelta del nome Kenpo è stata dettata dal mio sentimento personale, poiché mi accompagna fin dal mio esordio nel mondo delle arti marziali.
A questo binomio ho aggiunto il mio personale concetto “D.A.” (dentro l’avversario), dando così vita allo stile kenpo Ju-jitsu D.A.
Alcuni concetti strategici nel combattimento di Kenpo Ju-jitsu d.a.
“Percepire nell’avversario la pausa mentale, sia quella tra due momenti distinti dell'attenzione, sia quella dovuta al pensiero preparatorio di attacco, potendo così anticipare e contrattaccare prima dell’attacco fisico dell’avversario”.
“Mostrare all'avversario un momento di incertezza nell’agire, e agire approfittando del chiacchiericcio della sua mente”.
“Percepire l'intenzione d’attacco dell'avversario, in modo da poter controllare la situazione e deviare la forza indebolendolo gradualmente fino ad averne il totale controllo”.
“Provocare l'avversario facendo in modo che indirizzi il colpo d’attacco su un punto preciso del nostro corpo, potendo così reagire di conseguenza con sicurezza di vantaggio”.
L’atteggiamento da adottare durante un combattimento consiste nel distaccarsi dal gioco delle menti, in modo tale che, il subconscio dell’avversario non si senta in pericolo e predisposto all'azione.
Il concetto da me coniato “D.A.” (dentro l’Avversario), è l'anima del percorso strategico e filosofico della Scuola, nonché pozzo inesauribile per i miei studi, e ha come scopo quello di ricercare e valorizzare il dono che ognuno di noi ha di conoscersi sperimentandosi nell’altro.
Con “Dentro l’Avversario” s’intende essere uno con l’altro, capaci così di portare l’attenzione minuziosa al cambiamento delle variabili psicologiche e strategiche per averne il controllo prima e durante l’impatto.
拳法 Kenpo “ ken” (pugno ) “ po “ ( metodo, sistema ).
柔術 Ju-Jutsu “Jū” flessibile, cedevole, morbido, adattabile).
“Jutsu” ( arte, tecnica , pratica ).
Dentro l’avversario “D.A.” (avere il controllo dell’avversario prima e durante l’impatto).
In occidente, le parole Kenpo e Ju-Jutsu hanno comunemente la traslitterazione in Kempo e Ju-Jitsu.
Nel Kenpo Ju-jitsu D.A. sono compresi sia il combattimento disarmato sia quello armato/disarmato e la difesa personale.
Il combattimento disarmato è frutto in prevalenza dei due stili sopra citati, mentre per quanto riguarda l'uso delle armi bianche (coltello e bastone) nel Kenpo Ju-jitsu D.A. poggia parte della sua base nell’Arnis de Mano – Kali – Sakaran.
Metodo insegnato dal Gran Maestro Jun Matagai, da me adattato alla mia visione di combattimento.
Per valutarne la validità e l’efficacia, nel 1997 fondai un metodo di combattimento sportivo, armato / disarmato, chiamato Kenpo c.i.a.d. (combattimento integrato armato / disarmato).
Regolamento delle 3 forme di combattimento sportivo con regole differenti da me messe a punto.
1° forma disarmata di combattimento / Nippon Kenpo Evolution
Il Nippon Kenpo Evolution, comprende un combattimento disarmato con protezione al viso, guantoni, para tibie e scarpette.
Il Nippon Kenpo Evolution si distingue dal Nippon Kenpo giapponese grazie alla definizione di un regolamento di competizione diverso che evidenzia la validità tecnica delle tecniche consentite, oltre ad autorizzare l'utilizzo di tecniche che sono considerate proibite nel Nippon Kenpo tradizionale.
In questa evoluzione, oltre ai colpi ammassi nel tradizionale Nippon Kenpo di pugni di calci, di ginocchio, di proiezioni, lotta a corpo a corpo sia in piedi sia a terra, bloccaggi e finalizzazioni, sono ammessi anche calci circolari alle gambe e il colpo di gomito. Il combattimento si svolge con la sola protezione al viso, eliminando il corpetto a protezione del gusto.
Il conteggio per l’assegnazione della vittoria sarà quello dell’ ippon (punto) con l’arresto del combattimento per l’assegnazione di ogni punto come nel tradizionale Nippon kenpo. Il combattimento si svolgerà nei 3 minuti e la vittoria sarà assegnata a chi realizzerà più punti. L’incontro potrà avere termine immediato proclamando la vittoria nel caso di bloccaggi alle braccia, alle gambe, per finalizzazioni o per un colpo ricevuto che blocca l’avversario per più di 2 secondi. 2° forma disarmata di combattimento / Kenpo Ju-jitsu D.A. Consiste in un combattimento totale, con regole di gara a pieno contatto, l’ausilio di caschetto a protezione del viso, piccoli guanti che consentono la presa, para tibie e scarpe facoltativo.
Comprende colpi di percussione, di pugno, di ginocchio, di gomito e di calcio sia in piedi sia a terra, proiezioni, lotta a corpo a corpo sia in piedi sia a terra, bloccaggi e finalizzazioni.
Il combattimento si svolge in due riprese, la prima da 3 minuti, e la seconda da 4 minuti.
La seconda ripresa si svolgerà con un combattente che userà la totalità dei colpi, mentre l’altro potrà solamente combattere a corpo a corpo, dopo 2 minuti si farà il cambio di ruolo.
La vittoria sarà assegnata a chi realizzerà più punti.
Il combattimento sarà fermato solo per bloccaggi alle braccia, alle gambe, per finalizzazioni o per un colpo ricevuto che blocca l’avversario per più di 2 secondi.
In questi casi l’incontro avrà termine immediato proclamando il vincitore.
3° forma armata / disarmata di combattimento Kenpo Ju-jitsu D.A.
Questo tipo di combattimento totale armato / disarmato, aggiunge al combattimento disarmato quella di colpire anche con le armi.
Si svolge in quattro riprese.
1) combatt. con aggiunta di bastone 3 minuti
2) combatt. con aggiunta di coltello 3 minuti
3) combatt. con aggiunta di bastone contro disarmato 4 minuti con cambio di ruolo
4) combatt. con aggiunta di coltello contro disarmato 4 minuti con cambio di ruolo
Il combattimento si svolgerà in riprese da 3/4 minuti e la vittoria sarà assegnata a chi realizzerà più punti.
Il combattimento sarà fermato solo per bloccaggi alle braccia, alle gambe, per finalizzazioni o per un colpo ricevuto che blocca l’avversario per più di 2 secondi.
In questi casi l’incontro avrà termine immediato proclamando il vincitore.
La scuola vede la protezione del viso con la maschera come una buona opportunità che fa si, che si possa combattere duramente e nello stesso tempo non venga a meno la possibilità di continuare ad allenarsi duramente e con continuità.
La scuola condivide il vecchio adagio secondo cui "gli occhi sono lo specchio dell'anima" e che il volto su cui si riflettono gli eventi della vita, rappresenti l'espressione esteriore delle esperienze nel mondo.
Per questo, per quanto possibile, si ritiene buona cosa l’aver riguardo per il viso proteggendolo con le dovute protezioni.
La scuola ritiene altresì che, sia giusto e doveroso mettere a rischio la frattura dello specchio della nostra Anima quando dovesse essere minacciata la nostra stessa Anima dell’esperienza di giustizia e libertà.
Le arti marziali, oltre alla competizione agonistica, hanno come obiettivo l'equilibrio e la trasformazione interiore. Rappresentano uno stile di vita e una filosofia che indicano la via da seguire. Attraverso la pratica, è possibile aumentare la propria autostima, la capacità di gestire le situazioni difficili, la forza di volontà e il controllo delle emozioni. Grazie alla combinazione di esercizio fisico, respiratorio, mentale e spirituale, le arti marziali sono tra le migliori discipline che armonizzano mente e corpo.
Le arti marziali orientali che seguono l’insegnamento psicologico tradizionale, si distinguono per la loro maggiore flessibilità rispetto alle arti marziali Occidentali, che invece sono più aggressive. Nelle arti marziali orientali, l'obiettivo è quello di colpire il nemico con la massima precisione, mentre il pensiero occidentale concentra il focus più sulla preparazione fisica e potenza del colpo. Ciò implica che le tecniche orientali richiedono una maggiore capacità di apprendimento e una costante esercitazione.
Sarà nell’attenzione della scuola quello di porsi come faro guida per la salvaguardia di quelle radici che vedono le Arti Marziali come percorso formativo e spirituale dell'individuo.
Difesa
Personale Kenpo Ju-jitsu D.A.
Sulla
base di attenti studi sulla psicologia del comportamento umano e dopo
uno scrupoloso e minuzioso studio per l’immediato controllo
dell’aggressore, ho codificato un metodo di difesa personale a più
livelli con la caratteristica dell'adattamento a situazioni e persone
di diversa preparazione tecnica. Per farlo, ho tenuto conto del fatto
che le variabili nella realtà sono molteplici e il gioco tra ciò
che appare logico o illogico porta alla vittoria ora dell’uno ora
dell’altro.
Purtroppo
oggi vi sono scuole di arti marziali che, non avendo nel loro
programma di studio il combattimento a contatto pieno, propongono
tecniche di difesa personale poco efficaci nella realtà.
L'
errore di non dare la giusta importanza alla difesa personale è
commesso anche da quelle scuole che, pur avendo nel loro programma il
combattimento a pieno contatto, danno solo importanza alle gare.
Vi
sono poi gli pseudo professionisti della difesa personale che, oltre
a non aver mai avuto un reale scontro fisico, non hanno neppure
esperienza nel campo dei combattimenti sportivi a pieno contatto. A
chi fa parte di questa squadra di guerrieri non manca però il
coraggio di criticare la validità delle arti marziali che, pur
essendo all'avanguardia nelle tecniche di combattimento, appoggiano
la loro base nella tradizione, cosa fondamentale per la crescita
personale. Sarebbe poi curioso sapere da dove abbiano attinto per
codificare il loro programma di difesa personale se non dalle arti
marziali da loro tanto criticate. Nella loro critica sono compresi
anche gli sport da combattimento. Essi sostengono che in qualsiasi
forma di combattimento con regole sportive non si acquisisca la
capacità di mettere in pratica quell'esperienza nella realtà. Ciò
che a loro forse non è chiaro è che il combattimento non è solo
una grande esperienza tecnica, ma è conoscenza di sé stessi e
significa mettersi in gioco affrontando, nel rispetto delle regole,
un avversario che aggredisce con forza, decisione e determinazione.
L'ottusa logica di chi non ha praticato o ha praticato pochissimo il
combattimento a pieno contatto è quella di pensare che chi combatte
con regole sportive arrivi a guadagnarsi la stupidità e perciò sia
incapace di studiare tutte
le variabili nella realtà. Mentre la logica elementare dovrebbe far
pensare che in uno scontro reale sia avvantaggiato chi ha aperto la
bocca per mettere il paradenti e combattere, non chi lo ha fatto solo
a per parlare. Gli insegnanti di difesa personale privi di
un'esperienza di combattimento a pieno contatto tendono a lavorare
con tecniche di difesa personale create quasi esclusivamente da
ragionamenti. Essi sono inconsapevoli del grave errore che commettono
nel proporre la loro difesa personale chiamata professionale, ma non
potranno che insegnare tecniche lontane dall'essere veramente
professionali.
Naturalmente,
per quanto riguarda il mio metodo farò sempre attenzione a restare
vigile per apportarvi continui miglioramenti.
Le
maggiori difficoltà nell'insegnare l'arte della difesa personale,
vengono da quelli che pensano che nella realtà basta un semplice
pugno in faccia un calcio in mezzo nei testicoli una testata in pieno
naso e che niente è possibile fare quando una coltellata arriva
all'improvviso mentre l'altro non se lo aspetta. È pur vero che in
questo specifico caso non c'è nessuna tecnica vincente, com'è pur
vero che, se in una notte buia nascosto dietro un albero ti sparano
un colpo in testa sicuramente ti ucciderà, ma queste, sono
considerazioni prive di senso logico, ragionamenti da persone
confuse.
Non
ci vuole molta abilità per saper praticare questo tipo di
comportamento, basta affidarsi alla visione di qualche film violento
e assorbire questa logica comportamentale.
Per
fare questo non serve impegnare la vita in anni di palestra, ma basta
semplicemente sviluppare una mentalità da delinquente e starsene a
casa sul divano a riposare.
Mentre
per chi impegna la vita praticando un Arte, la via è differente ed è
quella di dare intelligenza all'istinto tramite una conoscenza che va
spesso oltre la razionale comprensione. So che questa conoscenza è
difficile da comprendere, poiché in questo studio, la cosa più
importante non è la tecnica, ma è l'atteggiamento mentale che, ha
come base il combattimento, ma che studia tanti altri fattori
strategici e psicologici. Purtroppo le limitazioni a comprendere
spesso vengono proprio da persone con buone capacità nel
combattimento individuale. Questi rimangono prigionieri del software
che la loro mente crea, dandogli assolute sicurezze pur muovendosi in
un circuito ristretto di comprensione. A una mente prigioniera della
sua vanità, non è consentito l'applicarsi allo studio di un'arte
che cerca di andare oltre il razionale sentire e capire, per
comprendere altre forme di pensiero che portano alla possibilità di
attuare tecniche di difesa personale fuori dal consueto. Questa
conoscenza è da me chiamata tecnica invisibile.
Non
ho usato il nome di tecniche invisibili perché ho tagliato il
traguardo della follia, ma perché come succede nel fenomeno
dell'ipnosi, ci si impadronisce dell'avversario senza che se ne renda
conto. Naturalmente, questo rimane fuori portata da quanti impegnano
le proprie energie in altre direzioni.
Ogni
persona ha un suo tempo per capire, e per molti questo tempo non
arriverà mai, di questo ne ho coscienza, ma spesso mi lascio
ugualmente andare nel regalare gemme di conoscenza pur sapendo che
difficilmente saranno comprese.
Quando
la Difesa Personale incontra la realtà.
Nella
difesa personale intesa solo come protezione della propria incolumità
fisica, il risultato è incerto anche per un campione del mondo di
combattimento libero, questo perché la realtà è imprevedibile e
soggettiva, non c’è mai la sicurezza di vittoria, poiché si
possono trovare avversari per tutti i livelli d’istruzione alla
difesa personale, esempio: una donna contro un uomo di 120 kg. deciso
a tutto oppure un campione del mondo contro un uomo di 50 kg. armato
di pistola pronto a sparare.
Resta
il fatto che, è sempre meglio conoscere delle tecniche di difesa
personale che esserne totalmente digiuni.
La
cosa più importante è prendere consapevolezza che lo scopo
dell’allenamento di qualsiasi livello, non deve essere quello
esclusivo di prepararsi a uno scontro fisico, ma quello di liberarsi
sempre più delle incomprensioni e inconsce paure per vivere meglio
il quotidiano, e poi sarà, quel che sarà.
Obiettivo
del corso
Durante
le lezioni, per quanto possa essere possibile, cercheremo di simulare
reali aggressioni con l'obiettivo di migliorare nei partecipanti le
capacità psico-fisiche.
A
tale scopo sarà insegnata una serie di tecniche che avranno come
scopo quello di migliorare sia la reattività che le capacità
intuitive e di controllo di se stessi prima e durante l'aggressione.
Valuteremo
la condizione fisica e di apprendimento di ogni partecipante al
corso, con lo scopo di differenziare l'insegnamento in modo da poter
dare a ognuno i giusti strumenti per una buona difesa personale.
Programma
di studio
1.
preparazione fisica.
2.
prevenzione e valutazione di possibili situazioni che potrebbero
portare a un'aggressione.
3.
Esercizi di rilassamento e autocontrollo per raggiungere il giusto
atteggiamento psicologico nell’autodifesa.
4.
Conoscenza dei sistemi di persuasione per evitare lo scontro fisico.
5.
Imparare a convogliare e coordinare l’energia in modo tale che, sia
il corpo sia la mente siano pronti a dare una vincente risposta
all’aggressione.
6.Tecniche
di difesa personale
Conclusione
Il mio
pensiero è di non condividere i combattimenti privi di un minimo di
regole a tutela degli atleti. Le forme di lotta estrema priva di
regole possono facilmente diventare un giocattolo nelle mani
dell’ego,” re dell’inganno” che, regala piaceri effimeri in
quantità.
A
sostegno di questa mia posizione, vi è il preciso fondamento etico e
morale che vede l’uomo in una continua evoluzione da quella che era
la primitiva e animalesca natura.
Invito
alla semplice riflessione che ha visto l’uomo migliorare se stesso
proprio in funzione dell’essere stato in grado di darsi regole da
rispettare.
Se nella
via del combattente, non vi è la parte spirituale a cogliere i
frutti, saranno solo le primitive illusioni di onnipotenza sull'altro
a prevalere.
La
realtà va ben oltre il primitivo combattimento corpo a corpo che
rende l'uomo miope, dandogli l'illusione di avere importanza sociale
poiché ha dimostrato agli altri di dominare la paura fisica.
Le forme
di lotta estrema, priva di regole, possono facilmente diventare un
giocattolo nelle mani dell’ego,” re dell’inganno” che, regala
piaceri effimeri in quantità.
Nella
via della conoscenza, l’uomo ha ancora un lungo cammino da
percorrere, l’importante è non cadere nell’errore di chiudersi
nell’ottusità, ripetendosi continuamente di conoscere bene sia se
stessi sia la via che si sta percorrendo.
Il
pericolo è di finire per crederci e di conseguenza vivere nella
follia di intravedere la perfezione o ancor peggio di essere al
traguardo.
Una
capacità che l’uomo ha e non deve sprecare, è quella di poter
riflettere sulle possibilità d’errore nel valutare se stesso.
Dopo
aver valutato con la dovuta minuziosa attenzione il bagaglio tecnico
e le caratteristiche del Kenpo Ju-jitsu D.A. ho ritenuto che ci
fossero tutte le premesse che danno titolo alla Scuola Marziale il
Sentiero di preparare i praticanti, sia all’auto difesa
personalizzata indirizzata
alla tutela della nostra e dell’altrui incolumità,
sia
per quanti lo richiedessero, a diverse forme di competizione
sportiva.
Kick
boxing K1 Rules, Shoot boxe e MMA ( Mixed Martial Arts ) con
regolamento di gara che tenga cura dell’incolumità dell’atleta.
È
campione colui che si misura con la vita e sa renderla migliore per
sé stesso e per gli altri.