DAL
NIPPON KEMPO AL KENPO JU-JITSU D.A.
Nato ad Alia (PA) nel 1954, sono stato attratto dalla lotta fin da piccolo, cercando di acquisirne l'arte.
Ho iniziato ufficialmente il mio viaggio nelle arti marziali nell'aprile del 1973.
Inizierò raccontando la storia della nascita del Nippon Kenpo in Italia e proseguirò fino ad arrivare alla Scuola Marziale “Il Sentiero” kenpo Ju-Jutsu d.a. da me fondati.
Tutto ebbe inizio nel 1969 con l’incontro di due Maestri di Judo, il M°Armando Santambrogio e il Giapponese M° Hota, che oltre allo Judo aveva praticato il Nippon Kenpo fino al livello di 1° kyu (cintura marrone). La cintura nera gli fu conferita in un secondo tempo dalla federazione Giapponese Kyokai per essere comunque stato il primo a far conoscere il nome del Nippon kenpo in Italia. Nel 1980 a Tokyo ebbi il piacere di fare la conoscenza del M° Hota e apprezzarne la simpatia e la cordialità.
Mr. Hota, venuto in Italia per lo Judo, incontrò il M° Santambrogio, che oltre alla pratica dello Judo sportivo, aveva coltivato ottime conoscenze nell’ambito dello Judo
non canonizzato, legato alla matrice Ju-jutsu. Fu così che quell’incontro tra i due Judoka diede inizio al Nippon Kenpo in Italia e in un secondo tempo in Francia. Lo stile del M° Santambrogio era totalmente privo di kata e nel combattimento, non usava la corazza a protezione come nel Nippon Kenpo giapponese. In quello stile, si praticava un combattimento senza alcuna protezione, controllando i colpi al viso (quando possibile). Era un combattimento totale che si svolgeva sia in piedi sia a terra, un buon metodo di Ju-Jitsu chiamato impropriamente Nippon Kenpo.
In quel metodo poco canonizzato, aveva buon gioco chi aveva già di suo un forte potenziale di combattente. Il corpo a corpo giocava un ruolo importante, questo dovuto al fatto che il Maestro Santambrogio fosse un Judoka di alto livello con un ottimo trascorso nella nazionale Francese di Judo.
Praticai quello stile fino al 1978 ottenendo il grado di 2°dan.
Il M° Santambrogio ha oggi la qualifica di Maestro Benemerito di Judo.
Prima dell’arrivo in Italia del M° Toshio Koike, non si poteva certamente parlare di Nippon Kenpo originale, ma di uno stile impropriamente chiamato dai due Maestri Nippon kenpo. Un buon metodo ma differente dal Nippon kenpo originale).
Il M° Toshio Koike, è per ciò il “pioniere del Nippon Kenpo originale in Italia”.
Nel 1974 il M° Santambrogio prese i contatti con il Maestro di Shorinji Kenpo, residente in Francia, il monaco M°Aosaka.
Gli stage tenuti dal M° Aosaka convinsero il M° Santambrogio a continuare il cammino nella via dello Shorinji Kenpo.
Nel 1974 il M° Santanbrogio inviò in Giappone due tra i suoi migliori allievi e, miei carissimi compagni d’allenamento: Michele Peroni e Silvano Azimonti.
I due per circa un mese si allenarono a Tadotsu, nel tempio dello Shorinji Kenpo, vivendo e praticando insieme ai monaci.
Sempre nel 1974 arrivò alla Fuji-yama di Gallarate (VA) il Monaco M° Suzuki, insegnando lo Shorinji Kenpo per circa un anno, lo seguì poi il monaco M° Harai che continuò l’insegnamento ancora per alcuni mesi.
"Per amor del vero, confermo che questa è la vera storia dell'inizio dello Shorinji Kenpo in Italia".
Dopo questa esperienza il M° Santambrogio ritornò al suo personale stile arricchendolo ora anche della valida esperienza dello Shorinji Kenpo.
Il Nippon Kenpo metodo Santambrogio, giunse al suo epilogo nel 1978 e vide la sua massima espressione nelle persone dell’amico Silvano Azimonti, Daniele Sinigaglia e di chi vi sta raccontando questi fatti.
Nel 1978 il M° Santambrogio si recò in Giappone per prendere i contatti con la federazione di Nippon Kenpo Kyokai diretta dal Gran Maestro Ryonosuke Mori, fondatore della stessa.
Presi i contatti, nell’ottobre dello stesso anno, la federazione Giapponese mandò in Italia il giovane M° Toshio Koike, elegante nello stile ed eccellente combattente.
Con il Maestro Koike iniziò in Italia la pratica del Nippon Kenpo originale e, per me fu un trauma e, nello stesso tempo un piacere quello di scoprire che era differente dalla tecnica fino a quel tempo praticata in Italia. Era ben definita e di
conseguenza carica di efficacia, costatai in oltre che il Maestro Toshio Koike aveva un’ottima capacità nell’insegnamento della strategia di combattimento, e ne rimasi entusiasta.
Il Maestro koike se pur giovane, aveva già un curriculum di tutto rispetto; figlio di un Istruttore di spada (Batto-jutsu) dell’esercito Giappone nella seconda guerra mondiale, fu iniziato a quella disciplina fin da piccolissimo, verso i 14 anni iniziò ha praticare il karate kyokushinkai, (uno stile di karate a contatto pieno, full contact Karate) in questa disciplina ottenne il grado di 2° dan. Prima di venire in Italia praticò per circa un anno la Kick Boxing, facendo intensissimi allenamenti e combattimenti a contatto pieno, fece questo poiché riteneva che l'allenamento con le corazze fosse un ottimo sistema per fare esperienza di combattimento, ma era sua convinzione quella che un Maestro dovesse avere una conoscenza del combattimento più profonda e reale.
Il M° Toshio Koike rimase in Italia fino al dicembre 1979, avendo così il tempo di insegnare con gran capacità e disponibilità quella che era la sua più naturale dote, "il combattimento".
Il Maestro prima di ritornare in Giappone, mi onorò scegliendomi come depositario del suo insegnamento.
Anche dopo aver abbandonato il Nippon Kenpo per creare un mio personale metodo d’arte marziale, il Maestro Koike mi fu vicino, capendo e rispettando i miei studi.
Il ritorno del M° Koike in Giappone fu anche la fine dei rapporti tra me sostenitore del Nippon Kenpo originale Giapponese e, l’intero gruppo del M° Santambrogio.
Il motivo che mi spinse a separarmi dal gruppo Fuji-yama, fu dovuto al fatto che il Maestro Santambrogio aveva nelle sue intenzioni quella di chiudere il rapporto con il Nippon Kenpo Giapponese per ritornare al suo vecchio metodo.
Mantenni i rapporti con il M° Koike e nell’agosto del 1980 insieme all’amico Mario Russo, un istruttore di Karate che si era appassionato al Nippon Kenpo, ci recammo in Giappone per circa un mese, fummo così i primi Italiani a sostenere esami di qualifica e praticare il Nippon Kenpo in quella che era la sua madre patria.
Il Maestro di Koike “Inutsuka” organizzò l’incontro con il Gran Maestro Mori, prima per un una cena e circa 20 giorni dopo per valutarmi sul dojo. Superai l’esame e ricevetti i complimenti dal Gran Maestro, ma la cosa che mi rese più felice non fu il superamento di quell’esame ma il ringraziamento di cuore avuto dal Maestro Inutstuka, per aver dimostrato al Gran Maestro Mori, (Maestro diretto dello stesso Inutsuka) che il suo più qualificato allievo, M° Toshio Koike, aveva insegnato un buon Nippon Kenpo in Italia.
Ritornai in Giappone ancora una volta per un mese nel 1982.
Non sono mai più ritornato in Giappone, ma fino al 1996 ebbi la fortuna di avere ospite il Maestro Koike a casa mia due, tre volte l’anno.
Comunque; quella mia scelta di continuare con il Nippon kenpo giapponese recandomi in Giappone, fu fondamentale per il proseguimento del Nippon Kenpo Giapponese in Italia, poiché portò il maestro Santambrogio a un ripensamento e un anno dopo decise di mandare in Giappone Daniele Sinigaglia, l’insegnante tecnico del Nippon Kenpo del gruppo Fuji-yama.
La Kyokai, meglio dire; il Gran Maestro Mori, pur riconoscendo il mio buon Nippon Kenpo e di conseguenza, il buon insegnamento del Maestro Toshio Koike, in aggiunta al fatto che senza la mia testardaggine di recarmi in Giappone il Nippon kenpo in Italia non avrebbe avuto vita, continuò a tenere come suo referente per Italia il Maestro Santambrogio. Chiedendomi più volte tramite il M° Koike di rientrare nel gruppo Fuji-yama, mi rifiutai e continuai per la mia strada fino al 1988, data in cui il Maestro Santambrogio unsci dall’A.I.N.K. Associazione Italiana Nippon Kenpo ed io ne entrai a far parte. Col mio rifiuto di rientrare a far parte di quel gruppo Fuji-yama, rinunciai anche alla possibilità di partecipare a tutte le gare di Nippon kenpo, sia in Italia sia purtroppo in Giappone.
Sono passati molti anni da quei giorni di fuoco, oggi il rapporto che ho con il Maestro Santambrogio è cordiale e di reciproco rispetto.
Sempre in quel primo anno, il M° Inutsuka che diventò poi presidente della federazione Giapponese di Nippon Kenpo Renmei, mi consigliò fortemente il nome da dare alla mia scuola; Nippon Kenpo Sei-Shin- Kan. Ne rimasi molto contento poiché il lui era il Maestro diretto del M° Toshio Koike.
Nel 1982 il Maestro Santambrogio fece arrivare in Italia il M° Tokumitsu.
Qualche anno dopo, sempre per merito del M° Santambrogio, venne in Italia il M° Nobuhiro che continuò con diligenza la via già tracciata dai due Maestri che lo avevano preceduto.
Il Maestro Santambrogio è perciò l’indiscusso promotore del Nippon Kenpo in Italia. (Fu anche promotore del Nippon Kenpo in Francia).
Nel 1981 Fondai ufficialmente la prima associazione in Italia di Nippon Kenpo denominata:
A.N.K.I. Associazione Nippon Kenpo Italia (Sei-Shin-Kan ).
Mentre nel 1986 nacque L’A.I.N.K. (Associazione Italiana Nippon Kenpo) di cui fu fondatore e primo presidente il M° Santambrogio, vice presidente Franco Gnocchi, e direttore tecnico il M° Daniele Sinigaglia.
Nel 1988 ebbe termine il sodalizio tra il M° Santambrogio e il M° Sinigaglia.
A quel tempo Franco Gnocchi oltre a essere praticante di Nippon Kenpo alla Fuji-Yama sotto la guida tecnica del Maestro Sinigaglia, era anche investito della carica di presidente a.i.n.k., che valutate le ragioni dei due, decise di appoggiare quelle del M° Sinigaglia.
Il M° Santambrogio uscì così dall’A.I.N.K..
Sempre in quell’anno il M° Giorgio Cappai vista la nuova situazione creatasi, propose al presidente Franco Gnocchi di contattarmi per espormi la nuova situazione. Apprezzai molto e, da lì a poco, decisi di entrare a far parte dell’A.I.N.K., Qualche mese dopo la mia entrata nell’a.i.n.k., in intesa con il Maestro Koike proposi al
presidente Franco Gnocchi e al consiglio direttivo di traghettare l’a.i.n.k. nella Federazione Nippon Kenpo Renmei Japan.
L’a.i.n.k. fino al 1988 era affiliata alla Federazione Giapponese kyokai, diretta dal Gran Maestro Ryokusoke Mori.
Sempre nel 1988 per sigillare l’accordo con la federazione Giapponese, l’A.I.N.K. mandò per la prima volta due atleti ai campionati mondiali in Giappone.
Rimasi nell’associazione dal 1988 al 1996 ed ebbi l’incarico di presidente della commissione d’esame e responsabile dei rapporti con la federazione giapponese, fui poi direttore tecnico dal 1994 al 1996.
Nel 2010 l’A.I.N.K. cambiò nome in F.I.N.K. (Federazione Italiana Nippon Kempo) e sempre nello stesso anno avvenne una scissione nella F.I.N.K., che portò alla nascita della FE. N. A. I. (Federazione Nippon Kempo Italia).
Oltre alla F.I.N.K. e alla FE.N.K.I., che sono i due maggiori gruppi in Italia, vi sono altre realtà;
l'A.R.N.K. che fa capo al M° Francesco Faraone a Roma, affiliata alla federazione Kyokai di Tokyo.
La Kyokai Italia Nippon Kempo United, con il M° Dario Martin a Varese.
La scuola fuji-yama, del M°Armando Santambrogio dove ebbe inizio il Nippon Kempo in Italia.
Ma torniamo indietro nel tempo
Dalla mia uscita dal gruppo Fuji-yama all'entrata nell’a.i.n.k. nel 1988,
con quelli che erano il mio eroico primo gruppo di allievi, di cui ritengo innanzitutto elogiare i primi due che mi hanno seguito sin dal primo momento della mia uscita dal gruppo fuji-yama, che sono: il carissimo amico “Luigi Gargano e mio fratello Roberto Guccione, a seguire; Alberto Bistocchi, Marco Gorlini, Franco Ciulla, Massimo Stevanin, Antonio Russo, Maurizio Russo, Giorgio Caielli, Luca Cestonaro, Claudio Castiglione, Sergio Bagatella, Antonio Cipolla, Maurizio Colombo”. Combattevamo tutte le sere in una cantina, dove oltre a non esserci riscaldamento, la doccia è stata improvvisata da noi, naturalmente l’acqua era fredda, piacevole d’estate e terrificante d’inverno, naturalmente tutti facevamo la doccia anche d’inverno per temprare lo spirito.
Per i primi due anni non c’erano neppure i materassini, essendo il nostro combattimento con una grossa parte a corpo a corpo, lascio a voi pensare quale convinzione e quanta energia ci fosse in quel gruppo.
Dopo circa un anno, aprii un corso di due giorni alla settimana in una palestra di un plesso scolastico, altre tre sere ci trovavamo al covo per combattere.
Si formò poi un secondo gruppo di persone fortemente motivate che seguirono la via maestra del covo, e sono: Renato Pilotto, Fabio Allievi, Andrea Lorena, Maurizio Pozzato, Sergio Pianezzola, Marino Loddo.
Successivamente ho avuto la fortuna di insegnare a tanti bravi allievi, ne citerò solamente alcuni, mi scuseranno gli altri.
Livio Grandis, Erind Metani, Walter Lombardi, Oleksandr Yudenkov (Sasha) Andrea Guccione.
In quegli anni quello che contava per me era esclusivamente la pratica e l’approfondimento del combattimento. Ogni momento della mia giornata era per me un’occasione per teorizzare e comprendere qualcosa in più sul combattimento. La sera poi, nel “covo”, cercavo di rendere concrete le mie riflessioni combattendo, poiché chiunque sa che, la teoria senza pratica è poco più che zero. Certo questo vale solo per le normali menti. Ne sono escluse le menti eccellenti che, riescono a trasformare la teoria in esperienza pratica solo con il pensiero. Conosco parecchie persone con queste doti, purtroppo però io sono uno di quelli che non fa parte di quest’eccellenza e per capire ho bisogno di mettermi in gioco.
Proseguo citando alcuni Allievi che ancora oggi continuano il loro percorso come insegnanti:
Renato Pilotto, insegna come Maestro di Nippon Kenpo nella federazione FE.N.K.I.
Maestro Fabio Allievi, nato come artista marziale di kung-fu, stile nel quale divenne campione Italiano, ha iniziato a seguire i miei insegnamenti dal 1988. Nel 2014, iniziò a dedicarsi allo studio e all’insegnamento della lotta greco romana, della Shoot box e dell’ MMA.
Partecipò 3 volte ai campionati mondiali di Nippon Kenpo in Giappone.
Nel 1992, sempre sotto la mia guida iniziò a dedicarsi al combattimento totale senza protezioni, vincendo nel 1993 la coppa del mondo interstile Golden Dragon, combattimento stile Shoot boxing e, nello stesso anno, si è classificato secondo ai campionati mondiali di Arnis de Mano – Kali – Sakaran metodo Jun Matagai.
In quegli anni fu l’atleta che dette più lustro al Nippon Kenpo in Italia.
Andrea Guccione
Nato il 28/12/1989, inizia la pratica delle Arti Marziali nel 1994 con il Nippon Kenpo e il kenpo c.i.a.d. (combattimento individuale armato disarmato).
Dopo un allontanamento di qualche anno e aver maturato interessanti esperienze, pur continuando a coltivarle, decide di riprendere a seguire i miei insegnamenti nel Kenpo Ju-Jitsu D.A. (combattimento a pieno contatto armato disarmato).
La scelta di mio figlio Andrea di continuare al mio fianco il percorso di Crescita Interiore lungo la Via delle Arti Marziali ha allietato la mia Anima regalandogli il piacevole profumo del vento di primavera.
1996 / Perché mi allontanai dal Nippon Kenpo
Durante quegli otto anni all’A.I.N.K. oltre a portarvi la mia discreta esperienza sul Nippon Kenpo, ho cercato naturalmente con quelli che sono i miei limiti di arricchire l’associazione di tutti quegli aspetti dell’Arte Marziale che riguardano la crescita interiore.
Purtroppo mi sentii isolato in quel percorso, almeno quanto lo ero nel tendere a portare al Nippon kenpo un’evoluzione tecnica, questo vale sia per quanto riguardava l’Italia sia per il Giappone.
Avevo poi fatto degli errori di valutazione su persone che, per motivi d’immagine, pensai fosse buona cosa quella di richiedere alti riconoscimenti ad Honorem per le persone che a quel tempo erano i dirigenti politici dell’A.I.N.K. La mia richiesta fu accolta dalla federazione giapponese; ma ahimè, quei riconoscimenti di Dan (alti livelli di cintura nera) rasentarono la follia, poiché furono considerati dai riceventi, come regolari riconoscimenti tecnici. Parlandone con il Maestro Koike, giungemmo al punto che per rimediare all’errore ingenuamente fatto, avrei dovuto dimettermi da direttore tecnico e giocare la partita da politico, avrei dovuto così mettere in secondo piano il fatto di essere un amante nello studio delle Arti Marziali.
Decisi quindi di proseguire i miei studi e, nel maggio del 1996 abbandonai l’A.I.N.K.
In un primo momento, pensai di continuare la mia pratica marziale con il Nippon Kenpo, chiamandolo: Nippon Kenpo Evolution Sei-Shin-Kan. Dopo circa un anno, in parte per non creare tensioni nel Nippon kenpo in Italia, dall’altra per dare anima alle mie esigenze, pensai di realizzare un percorso di studio che fosse in armonia con la mia ricerca interiore e che potesse allo stesso tempo accogliere la mia evoluzione Marziale e Spirituale.
Questa scelta, fu ancor più difficile della precedente decisione che mi portò con rammarico ad abbandonare il kenpo metodo Santambrogio per proseguire con la via del Nippon kenpo giapponese. Ma come il buon figlio spesso deve abbandonare la propria amata madre per realizzarsi, così io dovetti porre fine, e mi sciolsi dalle catene.
Pensavo che, il fatto che nel Nippon Kenpo la competizione sportiva fosse praticata con regole troppo restrittive e con protezioni sia al viso sia al corpo, fosse limitante non solo all’esperienza dei praticanti ma anche all’eccellente tecnica del Nippon Kenpo stesso. Il mio pensiero era quello che stringesse troppo le catene alla verità e, che la buona via da percorrere fosse quella che non ama né le catene né la libertà sconsiderata.
Mi sono convinto che questo cambiamento fosse necessario per uno come me che aveva bisogno di toccare un livello più profondo di conoscenza di sé.
Il mio rispetto per la tradizione è totale, visto una madre che desidera il massimo per i propri figli, ma non sono d'accordo se diventa matrigna.
Rimanere sulla strada tracciata dalla tradizione è un segno di rispetto per chi ha speso una vita a tracciare un buon sentiero. Ma questo rispetto non deve essere inteso come un'insensibile adozione dei loro modi di fare e di pensare, considerandoli perfetti, anche se non sono più in grado di comprendere il naturale sviluppo delle cose e di far rinascere nuove radici di prosperità.
A quel punto pensai fosse arrivato il momento per un nuovo passo in avanti verso un’esperienza di combattimento più completo.
Ritenevo che un’arte marziale dovesse avere una più completa conoscenza della difesa personale, e anche dell’uso di “armi bianche”, cosa che nel Nippon Kenpo non è contemplata.
Tutto questo mi portò a pensare di riunire tutta la mia esperienza di difesa personale e uso delle armi bianche maturato in percorsi diversi dal Nippon Kenpo per creare un mio personale stile di arte marziale.
NASCE IL KENPO C.I.A.D.
Nel 1997 Creai un mio personale metodo di combattimento a contatto pieno, armato-disarmato, lo chiamai l’arte del Kenpo C.I.A.D. Sei-Shin-Do. (La via del combattimento integrato armato / disarmato)
Nel gennaio 2002, fondai l’associazione sportiva Scuola Marziale di Crescita Interiore con il chiaro scopo di sviluppare la capacità di mettere sul campo di battaglia frustrazioni e incomprensioni dovute al nostro “Ego” mistificatore e carceriere, per affrontarlo poi a viso aperto in un combattimento senza esclusioni di colpi.
L'Io, continuerà ad esistere, ma solo come partecipe della nostra vita, non più come padrone e carceriere.
Un Sentiero difficile da perseguire, ma chi lo percorrerà un giorno si smarrirà per Sentieri sconosciuti, accorgendosi a quel punto di conoscerli e di provare gioia nel percorrerli, poiché realizzerà che quella è la via verso casa.
Lo studio sulla codifica delle tecniche messe in kata, si è protratto nel tempo e lo terminai nel 2004 con la realizzazione di 230 tecniche suddivise per livello di apprendimento.
I kata furono realizzati su video con l’assistenza del Maestro di Nippon kenpo Daniele Sinigaglia, e dall’eccellente Maestro Fabio Allievi. Il Maestro Sinigaglia si prestò generosamente nell’organizzare la struttura di gara, praticò il Kenpo c.a.i.d. dal 1997 fino al 2010.
Nello stesso anno, in virtù dell'esperienza, decisi di dare una nuova svolta al mio percorso marziale, rivalutando accuratamente quanto fatto fino a quel tempo sia sotto l’aspetto tecnico, strategico, filosofico e di arricchimento dell’Anima.
Nel 2011 Pur continuando a mantenere il metodo c.i.a.d. come espressione di combattimento della scuola, cambiai nome al mio stile, da kenpo c.i.a.d. a kenpo Ju-Justu d.a. (dentro l’avversario).
Nel 2014, ho pensato di congelare per qualche tempo la pratica e gli studi sulle Arti Marziali, scegliendo di continuare per un periodo il mio percorso di Crescita Personale camminando per stretti e sterrati Sentieri, con la sola compagnia di me stesso. Motivai questa scelta come meditazione sull’uomo.
Fu una scelta malinconica ma necessaria.
Nel 2016 ripresi i miei studi portando una maggiore attenzione alla difesa personale e all’importanza del messaggio etico e morale nella trasmissione dell’Arte da maestro ad allievo.
“L’uomo che ogni mattino non sente il piacere di ringraziare il nuovo giorno e non arrossisce di fronte alla bellezza di madre natura misteriosa, è certamente una persona mancante, incapace nel saper apprezzare i profumi della vita e la bellezza che la circonda, e per ciò da tener a debita distanza.
Gli insegnamenti a queste persone si perderebbero nel nulla”.
Quel che penso oggi non è diverso da quel che pensavo ieri, ma è cambiata la mia consapevolezza, che ora, proietta le stesse situazioni sotto una luce piacevolmente tenue, e sotto questa nuova luce continuerò i miei studi cercando di regalare la mia conoscenza a persone che stanno già ricercando e maturando la capacità di comprenderli.
Perché “Sentiero”
Da 50 anni, il mio progetto di crescita personale è sostenuto dal termine scuola di arti marziali. nella consapevolezza di oggi, penso alle parole come energia viva e chirurgica che penetra e modella le nostre menti. Poiché il linguaggio è pieno di condizionamenti sociali, la stessa parola può avere molti significati diversi, da positivi a negativi, basati sulla comprensione e sull'incomprensione. Pertanto, le sensazioni date da persone diverse alle stesse parole daranno risposte energetiche diverse.
Se una parola anche se positiva non è ben chiara e definita nell’esprimere il concetto, l’energia negativa tenderà a impadronirsene deviandola dalla sua natura.
La parola è il cibo della mente, quindi, va ben meditata per far sì che, la mente non ne rimanga prigioniera, ma se ne compiaccia.
Pertanto, se il significato di una parola non è chiaro, come "Marziale", che deriva da Marte dio della guerra, la logica voluta è che si tratti di un atteggiamento fermo, lineare e bellicoso. Per questo motivo, si inserisce facilmente nell'interpretazione dell'accrescimento dell'ego, allontanandosi dalla retta via che conduce all'armonia con l'ego e quindi con la Madre di tutti i misteri.
Per aiutare a una corretta interpretazione ho pensato di affiancare alla parola marziale la parola “Sentiero” inteso come percorso intimo che arricchisce di piacevoli esperienze la nostra “Anima, ” intesa come frammento di luce di eterna vita che, illumina la nostra enigmatica esistenza dalla sua nascita all’ultima esperienza terrena e ancor oltre l’umana comprensione.
La visione della Scuola Marziale “il Sentiero” è quello di comunicare con gli altri in modo silenzioso e profondo, e per quanto riguarda la lotta, essere uno con l’avversario. Per questo, ho ritenuto di arricchire l’anima del mio metodo di Kenpo Ju-Jitsu con “Dentro l’Avversario” (acronimo D.A.), lo stile, prende così il nome di Kenpo Ju-Jitsu d.a.
È da sempre mio proposito, quello di continuare a studiare la complessità delle Arti Marziali e, qualora lo ritenessi necessario, fondare e continuare a rifondare nuovi percorsi.
Il mio pensiero è quello che l’Arte non debba mai avere guinzaglio ma briglie sciolte; poiché con l’appellativo di Arte non si deve intendere qualcosa di compiuto, ma di grande che, va oltre i normali canoni di comprensione delle cose, lasciando sempre spazio a un nuovo compimento.
Percorsi di studio
Nei molti anni dedicati allo studio delle Arti Marziali ho partecipato a corsi e stage di diverse discipline Marziali traendone insegnamento da tutte indistintamente. Per meglio poter appagare la mia sete lungo la Via della conoscenza, ho messo tra i miei studi anche la pratica di tecniche di medicina alternativa, quali: tecniche di rilassamento, Ipnosi, auto guarigione, riflessologia plantare, digitopressione, kinesiologia, pranoterapia, e l’Arte della Meditazione nel Silenzio.
Forte della convinzione di poter tramite questi studi comprendere meglio non solo le Arti Marziali, ma fare un passo avanti verso quello che è il mistero dell’uomo.
“La più completa Arte non è che uno sguardo verso l’irraggiungibile perfezione”.
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